Qualche domanda sulla Banca MPS
Nel breve spazio di tre giorni abbiamo assistito alle rivelazioni pubblicate da L’Espresso nel numero del 7 dicembre e a quelle andate in onda nella puntata di Report del 9, nelle quali è stato impietosamente sbattuto in faccia a tutti come la Banca Monte dei Paschi abbia agito con imperdonabile imprudenza e imperizia nell’ acquisizione di Antonveneta, pagandola una cifra che oggi viene quantificata come superiore del 170 % rispetto all’ effettivo valore.
Abbiamo potuto apprendere come sarebbe stata usata inenarrabile spregiudicatezza nello scambiare, con approccio da giocatore d’azzardo, un tasso fisso del 4% su 25 miliardi di € investiti in BTP, con un tasso variabile incerto, operazione che ha portato a un ricavo di 65 milioni l’anno contro oltre 1 miliardo e 125 milioni che sarebbero arrivati mantenendo l’investimento sicuro, semplicemente operando con la banalissima prudenza del “buon padre di famiglia” (che la Banca MPS richiede a tutti coloro che ottengono un semplice mutuo immobiliare, anche di poche decine di migliaia di €…)
Siamo stati messi di fronte a rivelazioni fatte da dipendenti (forse ex dirigenti?) nelle quali si afferma che sarebbero stati costretti -addirittura con sottintese ma esplicite minacce- a vendere prodotti di discutibile qualità, nascondendo per quanto possibile le necessarie informazioni alla clientela (e sappiamo bene su questo tipo di prodotti quanto sia facile nascondere informazioni di fondamentale importanza), approfittando della buona fede e della fiducia del cliente nell’ “Istituzione” Banca; nel contempo sarebbe stata messa in piedi una operazione (Consorzio Perimetro) fumosa e torbida allo scopo di offuscarne quanto più possibile i contenuti e ottenere illeciti risparmi fiscali.
…e chissà quali altre nefandezze debbano ancora emergere dall’ esame degli atti compiuti nelle passate gestioni di MPS !
Oggi i responsabili di tali scelleratezze non sono fortunatamente più sul ponte di comando, ma la credibilità della Banca MPS e la sua reputazione sono crollate a livelli impensabili e, proprio per questo, sembrerebbe opportuno mettere in atto una vera e propria “rivoluzione” finalizzata a salvare il salvabile e riacquisire parte di quella credibilità che è il primo requisito di chi ha come missione la salvaguardia dell’ altrui risparmio.
Purtroppo quello che vediamo sembra andare esattamente nella direzione opposta: se c’è volontà di riguadagnare la fiducia dei potenziali clienti e delle controparti operanti nel settore, è giusto nominare al vertice una persona che deve alternare il suo impegno manageriale con la difesa in tribunale per frode fiscale aggravata (Alessandro Profumo) ?
E da una nuova dirigenza, che non avesse responsabilità in quanto accaduto in precedenza né connivenze con i protagonisti di quei fatti, cosa sarebbe lecito aspettarsi se non l’intraprendere tutte le azioni possibili per far emergere le responsabilità del disastro ?
E una volta accertate queste responsabilità, nel caso ve ne fossero, non sarebbe forse lecito aspettarsi di veder promuovere una azione risarcitoria nei loro confronti (che probabilmente non salverebbe la banca ma avrebbe i pregi di dare un forte segnale di discontinuità con il passato e, non secondario, di veder condannare i responsabili) ?
E, ancora, se qualcuno dei responsabili circola ancora all’interno o in qualche “orbita” dell’Istituto, oppure ne ha politicamente ispirato fortemente il naufragio, non sarebbe forse opportuno chiederne l’immediato allontanamento con azione di rivalsa ?
O forse è giusto ritenere che, per riacquistare stima e credito, sia necessario liberarsi subito di 2000 dipendenti “esternalizzandoli” (il tempo dirà se in realtà si tratti di un licenziamento demandato e differito), per poi proseguire nello smembramento di tutta l’ azienda con pseudo–cessioni di rami (ma soprattutto delle persone in questi inserite allo scopo di liberarsene) per poter magari poi vendere a qualche “buon amico” ciò che resta di appetibile soprattutto se ad un prezzo da liquidazione ?
Dopo il licenziamento di qualche piccolo dirigente abbiamo assistito all’uscita di notizie che (benché sia giusto che siano uscite) potrebbero dare un colpo decisivo alle speranze di risanamento, corredate dall’apparizione di dettagliate liste di movimenti di denaro e informazioni riservate: cosa emergerà dopo che saranno abbandonate al loro destino due o tremila (e poi chissà quante altre) persone che hanno lavorato per oltre venti anni in tutti i punti nevralgici della banca?
Siamo sicuri che questa sia la strada per iniziare a ricostruire un rapporto di fiducia con il mondo esterno?
Siamo sicuri che il piano industriale persegua la finalità di salvare la banca?
Quale è lo scopo che si prefigge l’attuale Amministrazione, il salvataggio di ciò che può, con sacrificio di tutti, essere salvato, o il sacrificio di tanti per garantire il beneficio di pochi?
Sono queste le domande sulle quali il MoVimento Siena 5 Stelle vorrebbe che fosse fatta chiarezza, prima che sia troppo tardi, e su questo vorremmo che l’intera cittadinanza senese si ponesse delle domande e ne pretendesse -con forza- le risposte.
Noi abbiamo le nostre domande ma purtroppo non abbiamo ancora risposte: quello che però possiamo garantire è il costante impegno nella ricerca della verità con l’individuazione e punizione dei colpevoli, il recupero del recuperabile e la salvaguardia del lavoro, con tutti i mezzi di cui disponiamo e con tutti quelli di cui disporremo in futuro.
MoVimento Siena 5 Stelle