Poltrone (poche) e grane (tante): l’eredità di Monti al prossimo governo
Ponte sullo Stretto di Messina, sviluppo della rete di telecomunicazioni in fibra, Agenda digitale. E poi ancora nomine alla Cassa Depositi e Prestiti e alle Ferrovie, i casi Alitalia e Finmeccanica, lo spinoso dossier banche con in cima alla lista il futuro del Monte dei Paschi di Siena. L’elenco delle cose da fare per il prossimo governo è decisamente nutrito e il ritmo si preannuncia serrato in un clima socio-economico non proprio disteso. E con le prospettive di una economia ancora in declino. Una situazione non certo rose e fiori in cui il nuovo esecutivo, come del resto voluto da Mario Monti con il decreto decreto legge 21 (convertito in legge l’11 maggio 2012), avrà l’ultima parola su tutta una serie di partite che riguardano le reti infrastrutturali di ogni genere. La norma, infatti, attribuisce “al Presidente del Consiglio dei Ministri il compito di individuare le reti e gli impianti, i beni e i rapporti di rilevanza strategica per il settore dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni e un potere di veto avverso qualsiasi delibera, atto o operazione, adottata a una società che detiene uno o più degli attivi individuati”. Una sorta di Golden share per i settori strategici del Paese con l’ultima parola al governo.