Elezioni, vola il partito del non voto. In un libro la ‘tormentata vigilia’ dell’elettore
E’ il partito che non c’è. Ma è quello che conta più simpatizzanti di ogni altro e che decreterà gli equilibri che usciranno dalle urne lunedì prossimo. E’ il partito dell’astensione. A cui si sommeranno, probabilmente, un numero imprecisato ma cospicuo, di quelli che oggi si dichiarano “indecisi” e che, alla fine, getteranno la spugna. Per la prima volta nella storia di questo Paese, che è sempre stato più in alto degli altri paesi europei come percentuale di votanti, arriverà a raggiungere un livello di astensione pari quasi al 30%. I sondaggisti, in questi giorni di silenzio forzato, alzano però il fronte dell’allarme: da disaffezione e disistima nei confronti delle forze politica, ma anche come segnale di indignazione morale nei confronti di un ceto politico che resiste ad ogni necessità di rinnovamento e di cambio della guardia. Insomma, pur di non votare “le stesse facce” e dare il proprio consenso ad un’offerta politica che appare inadeguata ai tempi e alle necessità di crescita e di rinnovamento oggettivo del Paese, si preferisce disertare le urne.