Se questa è una democrazia … (lettera aperta all’amico Marco Falorni consigliere comunale di Impegno per Siena)
Caro Marco,
non entro nel merito del confronto apertosi su La Nazione a seguito dell’appassionatoe appassionante intervento super partes del prof. Giovanni Buccianti (23 agosto), perché si parla di una Città che non c’è più, e non si parla invece delle cause che negli ultimi 30 anni hanno prodotto la profonda trasformazione antropologica dei Cittadini in sudditi, del Popolo (ah, l’orgoglioso Popolo senese di una volta!) in plebe. Ma nel tuo intervento del 27 c.m., Marco, c’è un concetto secco e scarno che mi sconcerta vedere uscire dalla penna di un “democratico” (la virgolettatura a questo punto è d’obbligo) come te e che è la chiave di volta per capire la degenerazione di cui sopra.
Tu, in replica a Pietraserena, tra l’altro, dici: “Dalle nostre parti sevogliamo affermare qualunque cambiamento politico lo dobbiamo fare al momento delle elezioni. Che la democrazia funziona così è risaputo ormai da un pezzo”.Che le cose, non solo a Siena, stiano come tu sostieni è assolutamente pacifico. Che quella sia l’essenza della democrazia è un convincimento assolutamente madornale e grave. E ciò non perché questo sia il tuo pensiero, ma perché a credere che la democrazia si realizzi solo così sono tutti i politici dei partiti e la gran parte dello stesso elettorato. Tanto che rischierebbe di passare per marziano o peggio, chi oggi sostenesse che democrazia significa invece la volontà che sale dal basso, i governanti controllati dai governati, il rifiuto del leader carismatico, il governo dei molti (o di tutti: quod omnes tangit ab omnibus adprobari debet, ossia ciò che riguarda tutti da tutti deve essere approvato) e gli eletti ridotti al ruolo di meri esecutori della volontà popolare.
Perché il popolo sovrano, se è sovrano, è detentore di ogni discrezionale potere politico 24 ore su 24, 365 giorni all’anno per tutti gli anni. Invece tu ritieni che abbia il diritto a esprimere la propria sovranità una sola volta ogni 5 anni e nel solo giorno delle elezioni, peggio, solo nei tre o quattro minuti che ci vogliono per mettere un paio di croci sulla scheda. Dopodiché il potere “democratico”passa nelle mani di pochi o, più spesso, di uno solo che lo deterrà tutte le ore e tutti i giorni dei restanti 5 anni e con ogni probabilità per diversi quinquenni a venire. Ma questa non è democrazia, questa è la farsa demagogica e retorica della democrazia, è la democrazia virtuale, ossia è una dittatura reale, anche visto che il popolo “sovrano” in Italia, durante quei cinque minuti ogni cinque anni in cui gli viene concesso di esercitare e esaurire tutta la sua “sovranità”, non può neanche eleggere i propri rappresentanti, perché questa è funzione che i segretari dei partiti si sono arrogata per sé.
Solo così può succedere che un capo del governo, non eletto, faccia la riforma dello Stato, non consultando il Popolo, ma insieme a un pregiudicato (anche la riforma delle giustizia!), ricorrendo poi al voto di un Parlamento non di eletti, ma di nominati dallo stesso capo del governo e dallo stesso pregiudicato. In quell’ “aula sorda e grigia” finalmente bivaccano i “manipoli”. Ancora un po’ di tempo e poi il Paese entrerà trionfalmente nel Terzo Mondo. Ma questa è un’altra storia che ora porterebbe via troppo tempo e spazio. Ne riparleremo.
Mauro Aurigi
consigliere comunale M5S