Lo Stato si prende Mps: un’occasione da non sprecare
Eccolo lì l’evento a suo modo storico. A oltre un ventennio dall’avvio delle privatizzazioni bancarie, un grande istituto come Monte dei Paschi di Siena torna a essere nazionalizzato.
Il rosso record da 5,34 miliardi iscritto nel bilancio 2014 non consente al braccio finanziario del Pci-Pds-Ds-Pd di restituire i soldi presi in prestito dagli italiani.
Dunque, da luglio la Repubblica sarà la prima azionista di Mps con circa il 10%(243 milioni di cedola non staccata sui Monti-bond). E quindi gli italiani saranno davvero comproprietari di una banca.
Forse ci siamo arrivati tardi, probabilmente ciò poteva accadere tre anni fa. E sinceramente sembra che la soluzione vada un po’ contro il sistema di protezione e salvataggio dell’Unione bancaria europea che prevede il “bail-in”: ossia drenaggio di risorse degli azionisti, obbligazionisti subordinati e grandi correntisti piuttosto che l’utilizzo diretto di risorse pubbliche per il salvataggio di istituti finanziari.
Ora, però, per fortuna questo non è ancora possibile e a noi va bene così.
E’ un passo che va verso l’idea del Movimento 5 Stelle di nazionalizzare la banca senese. Dunque, questa vicenda rappresenta per noi una vera opportunità per la nazione e per i cittadini.
Una banca in mano al pubblico, al netto logicamente di fenomeni corruttivi e di clientela su cui bisogna vigilare ed essere accanitamente severi, sarebbe gestita nell’interesse di tutti ossia rendendo effettivamente possibili i finanziamenti per le imprese e le famiglie, premiando gli investimenti sostenibili, evitando la speculazione e i fidi facili agli amici degli amici che incassano, spartiscono con i dirigenti, non restituiscono e spariscono.
Inoltre, lo Stato azionista potrebbe magari dare una ripulita al management e mandare a casa il presidente Alessandro Profumo, per il quale i magistrati romani hanno chiesto un processo in relazione allo scandalo fiscale da 245 milioni denominato “Brontos”, scandalo che risale ai tempi in cui il supermanager lavorava in Unicredit.
L’importante è che non si verifichi più la terribile ingerenza della mano pubblica che negli anni, tramite l’influenza della politica, ha pian piano ridotto la cosiddetta “senesità” di Mps, elemento che per secoli l’ha protetto da predatori e attacchi speculativi. Ad oggi sono stati soltanto il personale della banca e la città di Siena a pagarne le conseguenze, mentre il management non ha scontato nulla. Anzi, sono stati assunti nuovi dirigenti con la scusa di salvare l’istituto e invece sono stati effettuati solo tre aumenti di capitale, praticamente imposti dal mercato e dalla vigilanza.
E poi, siamo proprio sicuri che le condizioni del bilancio di Mps non siano destinate a peggiorare ancora, viste le erogazioni a pioggia agli amici della casta (vedi Sorgenia-De Benedetti, Credito Cooperativo Firenze-Verdini…solo per citare un paio di casi celebri)? Non tutto il torbido potrebbe essere già uscito allo scoperto.
La mala politica, in generale, ha favorito scelte scellerate come l’acquisto di Banca Antonveneta pagata più del triplo del suo valore, ossia 19 miliardi, a favore del Banco Santander, quando lo stesso l’aveva comprata 3 mesi prima per 3,5 Miliardi.
Il tutto sotto “l’attento e accurato controllo” e con il benestare di Bankialia che, invece di tutelare gli interessi dei cittadini e dei risparmiatori, non ha ostacolato operazioni che appaiono quantomeno dubbie, se non addirittura criminose.
La sovranità monetaria è il traguardo, ma le tappe per arrivarci possono essere tante e diverse. Speriamo di essere di fronte a un primo passo.
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