Professor Cassese, ma cosa dice!?
Non s’era ancora asciugato l’inchiostro del mio articolo su “Il Cittadino” che il Corrierone milanese è sceso di nuovo in campo a favore della legge sui partiti. Cosa di cui nessuno mai aveva avvertito la mancanza e meno che mai il mitico Popolo che da decenni ha ben altri pensieri per la testa. Chissà perché ora improvvisamente, anzi da quando il M5S è apparso sulla scena, la Casta senta l’imperativo categorico di “sanare” quella mancanza. Questa volta il compito è stato affidato all’ultraottantenne Sabino Cassese, insigne giurista dalla fama accademica internazionale e giudice emerito della Corte Costituzionale. Ma mai mi sarei aspettato da cotanto personaggio un’analisi così aberrante (vedi qui).
L’INUTILE ELEZIONE DEI RAPPRESENTANTI DEL POPOLO IN PARLAMENTO
Cassese esordisce asserendo che la regolamentazione per legge dei partiti fu tema già sollevato dai Padri costituenti, tant’è che fu “approvata la proposta del socialista Basso secondo la quale i partiti concorrono con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. E’ chiaro che Cassese si riferisce, ma non lo dice, al brevissimo art.49 della Carta che però recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente [liberamente! nda] in partiti per concorrere [i cittadini, non i partiti, nda] con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Come si vede non c’è traccia di una legge ad hoc per i partiti né, soprattutto, di partiti che determinino la politica nazionale ( il soggetto di quelle due uniche righe – è chiarissimo – sono i cittadini, non i partiti). Perché infatti sarebbe mostruoso che la politica nazionale fosse determinata dai partiti (soprattutto quando il capo del governo è anche capo del partito di maggioranza) invece che dagli eletti del popolo. Ora delle due cose l’una: o Cassese ha preso un abbaglio (capita a tutti, anche ai migliori) oppure è convinto di quello che dice, cosa che, visto il personaggio, sarebbe di una mostruosità estrema. Perché se la politica la devono fare i partiti, ci spieghi allora il Cassese a cosa serve il Parlamento ossia a cosa servono le elezioni dei rappresentanti del popolo. Basta votare i simboli e il partito che ha avuto più voti governa. E la nostra diventa la democrazia del piffero (soprattutto, ripeto, se il capo del governo è anche capo del partito di maggioranza!). Bravo Cassese.
Più avanti il Nostro, per meglio chiarire il suo pensiero, insiste sul fatto che i partiti, senza una legge che li regolamentasse, hanno finora operato di nome e di fatto fuori dalla legge. Ignora evidentemente l’esistenza dell’art.18 della Carta: “… i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente senza autorizzazione …”. E’ lampante che quel diritto vale sia per associarsi per il salvataggio dell’oca cinerina di Patagonia, sia per dar vita a un movimento o partito politico (e “liberamente e senza autorizzazione”, hanno tenuto a precisare i Padri costituenti, chiaro?). Insomma i partiti hanno operato e operano tutt’altro che fuori dalla legge. Quindi o Cassese ha preso un altro abbaglio, e allora la cosa diventa grave, oppure sa bene come stanno le cose, ma per pura partigianeria nei confronti della partitocrazia più degenerata (anche e soprattutto quella renziana) dell’Occidente è disposto a negare l’evidenza, e allora la cosa diventa moralmente gravissima vista la dimensione pubblica e scientifica del personaggio.
IL PARTITO-PRINCIPE CHE SPOGLIA IL POPOLO DELLA SOVRANITA’
In sostanza e in mancanza di chiarimenti ulteriori sorge spontaneo il sospetto che Cassese, dopo aver attribuito ai partiti “una funzione pubblica importantissima” (ma non prevista dalla Costituzione) quali artefici delle leggi, determinatori della politica nazionale e locale, selezionatori delle dirigenze, collegamento tra elettori e eletti ecc., intenda definire per legge questa “funzione”, assegnando ai partiti e soprattutto a quello di maggioranza, il ruolo di principe, di despota, espropriando il popolo della sua sovranità. Si torna al feudalesimo medievale, con la partitocrazia al posto della nobiltà? Forse è vero che in questo Paese il fascismo non è nato con Mussolini né è morto con lui.
Chi scrive è praticamente coetaneo del Cassese, ma è nato a Siena da famiglia operaia e semianalfabeta. Già a sei anni, sfollato con la famiglia (babbo al fronte) nella campagna senese, badava ai maiali al pascolo e comunque non è stato capace di andare oltre un modesto diploma di ragioniere. A uno come me, lo scoprire tanta insipienza se non peggio in un simile mostro sacro della scienza giuridica e politica ha fatto tremare i polsi. Ma che Paese è mai diventato questo?