INTERROGAZIONE in merito al servizio per l’Interruzione Volontaria di Gravidanza a Siena
Siena, 27.03.2017
Al Sindaco del Comune di Siena
Al Presidente del Consiglio Comunale
loro sedi
INTERROGAZIONE del Consigliere Michele Pinassi, Gruppo Siena 5 Stelle, in merito al servizio per l’Interruzione Volontaria di Gravidanza a Siena
PREMESSO CHE
- l’IVG – Interruzione Volontaria di Gravidanza – è un diritto sancito nella Legge 194 del 1978 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”;
- all’articolo 4 di tale legge si evidenzia come in Italia sia possibile l’IVG per motivi non sanitari (pericolo di vita per la madre, malformazioni o altre patologie gravi) solo nei primi 90 giorni;
- all’articolo 5 si definiscono i percorsi che la donna deve attuare per procedere all’IVG. In particolare “il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall’incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna e della persona indicata come padre del concepito, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto” […] “Quando il medico del consultorio o della struttura socio-sanitaria, o il medico di fiducia, riscontra l’esistenza di condizioni tali da rendere urgente l’intervento, rilascia immediatamente alla donna un certificato attestante l’urgenza. Con tale certificato la donna stessa può presentarsi ad una delle sedi autorizzate a praticare la interruzione della gravidanza. Se non viene riscontrato il caso di urgenza, al termine dell’incontro il medico del consultorio o della struttura socio-sanitaria, o il medico di fiducia, di fronte alla richiesta della donna di interrompere la gravidanza sulla base delle circostanze di cui all’articolo 4, le rilascia copia di un documento, firmato anche dalla donna, attestante lo stato di gravidanza e l’avvenuta richiesta, e la invita a soprassedere per sette giorni. Trascorsi i sette giorni, la donna può presentarsi, per ottenere la interruzione della gravidanza, sulla base del documento rilasciatole ai sensi del presente comma, presso una delle sedi autorizzate“;
- all’art. 8 di tale legge viene indicato che “l’interruzione della gravidanza è praticata da un medico del servizio ostetrico-ginecologico presso un ospedale generale tra quelli indicati nell’articolo 20 della legge 12 febbraio 1968, numero 132, il quale verifica anche l’inesistenza di controindicazioni sanitarie”;
- all’art. 9 si specifica che “Il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7 ed agli interventi per l’interruzione della gravidanza quando sollevi obiezione di coscienza, con preventiva dichiarazione” […] “L’obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza, e non dall’assistenza antecedente e conseguente all’intervento“;
CONSIDERATO CHE
I dati della relazione 2015 del Ministero della Salute indicano che in Italia vi sono regioni, concentrate soprattutto nel Meridione, dove la percentuale di obiezione di coscienza raggiunge e supera il 90%: 93,3% in Molise, 90,2% in Basilicata, 87,6% in Sicilia, 86,1% in Puglia, 81,8% in Campania, 80,7% in Abruzzo parimerito con il Lazio, 72,9% in Calabria. Anche nel settentrione la situazione non è delle migliori, considerando che nella provincia autonoma di Bolzano la percentuale è del 92,9% ed in Veneto del 76,2%. In Toscana la percentuale risultante è del 56,2%;
- la succitata relazione indica che “i tassi di abortività più elevati sono fra donne di età compresa tra i 20 e i 29 anni. Per quanto riguarda la distribuzione percentuale, nel 2013 il 42.9% delle donne che hanno abortito era in possesso di licenza media superiore, e il 43.6% risultava occupata. La percentuale delle nubili (54.9%) era superiore a quella delle coniugate (38.2%) per le italiane, al contrario delle donne straniere (48.7% le coniugate, 44.9% le nubili). Il 39% delle donne che ha eseguito una IVG non aveva figli.”;
- inquietanti anche i dati relativi agli aborti clandestini, per i quali “l’Istituto Superiore di Sanità ha effettuato una stima degli aborti clandestini per il 2012, utilizzando lo stesso modello matematico applicato nel passato. Il numero di aborti clandestini per le donne italiane è stimato compreso nell’intervallo tra 12˙000 e 15˙000 casi, cifre che indicano una stabilizzazione del fenomeno negli ultimi anni.”;
- riguardo l’esercizio dell’obiezione di coscienza e l’accesso ai servizi IVG “si conferma quanto osservato nella precedente relazione al Parlamento: su base regionale e, per la prima volta, per quanto riguarda i carichi di lavoro per ciascun ginecologo non obiettore, anche su base sub-regionale, non emergono criticità nei servizi di IVG. In particolare, emerge che le IVG vengono effettuate nel 60% delle strutture disponibili, con una copertura soddisfacente, tranne che in due regioni molto piccole”;
- il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa, nel 2014, intervenne sulla questione italiana dichiarando che “a causa dell’elevato e crescente numero di medici obiettori di coscienza, l’Italia viola i diritti delle donne che, alle condizioni prescritte dalla legge 194 del 1978, intendono interrompere la gravidanza”
CONSIDERATO INOLTRE CHE
- nella relazione succitata a firma del Min. Lorenzin, il ministero stesso “invita le Regioni a continuare un approfondimento dettagliato dei dati, predisponendo anche una reportistica dedicata all’IVG nella propria regione, per individuare i bisogni del territorio, utilizzando possibilmente gli stessi parametri individuati nella presente relazione, al fine di avere dati comparabili fra le diverse aree territoriali prese in considerazione, fra le regioni e all’interno delle regioni stesse, e per individuare eventuali criticità in maniera puntuale“;
SI CHIEDE DI CONOSCERE
- quale sia nelle strutture sanitarie di Siena e provincia la percentuale di medici dichiaratasi obiettori di coscienza del servizio ostetrico-ginecologico;
- se sono state rilevate criticità relativamente alla possibilità di espletamento del servizio di IVG nelle strutture sanitarie della nostra provincia;
- se la Regione Toscana si è attivata, dietro invito del Ministero, alla redazione di una reportistica dedicata all’IVG e con quali risultati, se disponibili;
In fede,
Michele Pinassi
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